ANSA, 9 novembre 2006

'RAGAZZI DI VIA MILANO', AMARCORD DEL 'SECOLO D'ITALIA'/ANSA
ESCE LIBRO SU STORIA QUOTIDIANO; DOMANI SERA NE PARLA FINI

Solo un mese fa Gianfranco Fini annunciava di voler chiudere il''Secolo d'Italia'' o quantomeno di riorganizzarlo, e venerdi' sera il presidente di An tornera' a parlare del quotidiano del suo partito. Non quello di oggi, ma quello degli anni Settanta-Ottanta. L'occasione e' la presentazione del libro ''I Ragazzi di via Milano. Cronache e ricordi di un Secolo d'Italia fa'' di Mauro Mazza (edizioni Fergen), organizzata dall'associazione ''Fondare futuro'' presso il Museo Crocetti in via Cassia 492, cui Fini partecipera' assieme allo scrittore e giornalista Roberto Gervaso. Fini, come Mazza, e' uno dei Ragazzi di via Milano, raccontati
in questo libro e immortalato in copertina nella celeberrima foto della squadra di calcio del 1982 che lo vede in maglietta e calzoncini con Maurizio Gasparri, Francesco Storace, Silvano Moffa, Gennaro Malgieri, Gianni S. Rossi, Bruno Socillo, Claudio Pompei, Pino Rigido e lo stesso Mazza. Giovani (ai quali vanno aggiunti i non giocatori Adalberto Baldoni, Aldo Di Lello, Adolfo Urso e Teodoro Buontempo, l'attuale direttore Flavia Perina e Silvia Mastrantonio) che poi hanno fatto carriera nel giornalismo o nella politica, ma che allora giocavano e lavoravano al ''Secolo d'Italia'', il quotidiano del Msi-Destra nazionale. Una palestra di giornalismo e di politica, di cultura e di amicizie. E' la storia di una comunita' emarginata, come lo era la destra in quegli anni, ma non per questo meno vitale o professionalmente meno valida.
''Quella foto ha una storia - scrive Mauro Mazza nell'introduzione- Sembrava destinata ad ingiallire nell'album dei ricordi di ciascuno di noi. Accanto a quella della presentazione del primo libro o all'altra, con gli amici del liceo, durante la spensierata gita scolastica. E invece quella foto, ogni tanto, usciva dall'album per vivere un suo giorno di notorieta'. Ho sentito fosse giunto il momento di raccontare quella foto''. ''Il Secolo d'Italia -scrive nella prefazione Gennaro Malgieri, gia' direttore del Secolo e oggi consigliere d'amministrazione Rai- e' stato per noi un rifugio e una famiglia; una comunita' e un laboratorio d'idee; una trincea e un avamposto del quale eravamo orgogliosi; un punto d'incontro per chi non aveva nè parrocchie nè Frattocchie. E li' riuscimmo, senza risentimenti ma addirittura con gioia, a ricreare cio' che fuori ci veniva negato: un profondo sentimento di solidarieta' che si concretizzava nella condivisione dell'appartenenza''.
Un libro che senza retorica e senza indulgere nel nostalgismo, racconta i ragazzi della foto, fornendo un quadro della destra di allora, divisi culturalmente tra evoliani, gentiliani e tradizionalisti cattolici, e divisi politicamente tra almirantiani, romualdiani e rautiani, ma sempre uniti e solidali dinanzi all'esterno. ''Se si moltiplicavano attacchi, discriminazioni e ostracismi ci si teneva per mano''.
Un libro ricco di foto, una quarantina, per documentare anche le dormite di Teodoro Buontempo sulla scrivania di un collega. Aneddoti, racconti di scherzi a qualche giovane o anziano collega, le primi liti tra Gasparri e Storace; le previsioni di Urso, rosee nei giorni di sole e funeste in quelli di pioggia; Fini diviso tra il giornale e gli impegni come segretario nazionale del Fronte della Gioventu', ma anche ricordi degli anni di piombo' come la strage di via Acca Larenzia, l'attentato alla tipografia del giornale o la morte del fattorino Angelo Mancia, ucciso da terroristi di sinistra. I primi tentativi di dialogo per uscire dal 'ghetto', le telefonate di Pertini scambiate per scherzi, gli episodi di discriminazione, subita non solo dai politici ma anche da altri giornalisti. Come quella volta che Mazza telefono' al Corriere della Sera per chiedere alcuni chiarimenti su una questione relativa al terrorismo e si senti' rispondere da Paolo Graldi: ''Non ti conosco e non ho nulla contro di te, ma io con quelli del Secolo non ci parlo''. E l'autore rammenta anche quella volta nel 2003 che ricevette assieme a Marcello Veneziani un premio da Antonio Ghirelli che disse: ''Io sono un vecchio socialista e da molto tempo sono convinto che sbagliammo, per lunghi decenni, ad escludere ogni dialogo con la destra culturale, politica e giornalista nel nome dell'arco costituzionale. Oggi premiamo un bravo giornalista e un valido intellettuale. Ma quanti Mazza e quanti Veneziani ci siamo persi? A quanti abbiamo impedito di esprimersi, e di primeggiare, per una immotivata discriminazione?''.
Discriminazioni che hanno pesato, ma come osserva Mazza nel libro, raccontando del suo insediamento al Tg2, chi le ha vissute non le fa vivere a chi la pensa diversamente. E poi il ricordo di figure importanti come Giorgio Almirante e i direttori Nino Tripodi, Pino Romualdi, Cesare Mantovani, Franz Maria D'Asaro e Alberto Giovannini, oppure una figura minore ma 'leggendaria' come il fattorino-factotum Peppe De Rosa che aveva combattuto nella Rsi e dava del tu a tutti, compreso Giorgio Albertazzi. Uno spaccato importante per capire la Destra, ma non solo, e gli anni Settanta, come dimostra il dibattito e gli articoli finora usciti e riportati sul sito www.iragazzidiviamilano.it sul quale si trova anche del materiale inedito. ''Essere stati 'ragazzi di via Milano' in quegli anni complicati, ha impresso nella memoria di ciascuno un senso di appartenenza. Erano gli anni della violenza piu' orribile... Eppure -conclude il direttore del Tg2- nonostante tutto, erano anni bellissimi perche' coincisero con la nostra gioventu'. Se a Fini avessi profetizzato che un giorno sarebbe diventato il leader della destra di governo, avrebbe chiamato la neuro. Soltanto Urso avrebbe detto che le cose sarebbero andate esattamente cosi'. Ma doveva essere una giornata di sole.
CP